"Earth Song": dentro il capolavoro di Michael Jackson.
FONTE: http://www.joevogel.net/a-sneak-preview-of-earth-song-inside-michael-jacksons-magnum-opus
TRADUZIONE FATTA DA "4everMJJ" per "MJFanSquare Forum"
Jackson era solo nella sua stanza d'albergo, misurandola a grandi passi.
Era nel bel mezzo della seconda parte del suo Bad World Tour, un'estenuante serie di 123 concerti spettacolari che si estendeva su quasi due anni. Il tour sarebbe diventato il più grande campione di incassi e la serie di concerti con più spettatori della storia.
Pochi giorni prima Jackson si era esibito a Roma, allo stadio Flaminio, davanti ad una estatica folla da tutto esaurito di oltre 30.000 persone. Nel suo tempo libero aveva visitato la Cappella Sistina e la Basilica di San Pietro in Vaticano, con Quincy Jones e il leggendario compositore Leonard Bernstein. Poi erano andati a Firenze, dove Jackson ha sostato sotto la magistrale scultura di Michelangelo, il David, guardandola in soggezione.
Adesso era a Vienna, in Austria, la capitale musicale del mondo occidentale. E' stato qui che la brillante Sinfonia n. 25 e l'inquietante Requiem di Mozart sono stati composti; dove Beethoven ha studiato con Haydn e ha suonato la sua prima sinfonia. Ed è stato qui, all'Hotel Imperial il 1° giugno 1988, che è nato il capolavoro di Michael Jackson, "Earth Song".
Il pezzo da sei minuti e mezzo che si è materializzato nei successivi sette anni era diverso da qualsiasi cosa ascoltata prima nella musica popolare. Inni sociali e canzoni di protesta erano stati a lungo parte del patrimonio del rock. Ma non così. "Earth Song" è stato qualcosa di più epico, più drammatico e primordiale. Le sue radici sono più profonde, la sua visione più panoramica. Era un lamento strappato dalle pagine di Giobbe e Geremia, una profezia apocalittica che ricorda le opere di Blake, Yeats e Eliot.
Trasmetteva musicalmente quello che la magistrale protesta estetica di Picasso, Guernica, trasmetteva nell'arte. All'interno delle sue vorticose scene di distruzione e di sofferenza c'erano voci - che piangevano, supplicavano, gridavano per essere ascoltate ( "What about us?").
"Earth Song" sarebbe diventato l'inno per l'ambiente di maggior successo mai registrato, raggiungendo la cima delle classifiche in oltre quindici paesi e vendendo oltre cinque milioni di copie. Ma i critici non sapevano bene cosa farne. La sua insolita fusione di opera, rock, gospel e blues sembrava niente alla radio. Sfidava quasi ogni aspettativa per un inno tradizionale. Al posto del nazionalismo, immaginava un mondo senza divisioni o gerarchia. Al posto di dogmi religiosi o di umanesimo, desiderava ardentemente una più ampia visione di equilibrio ecologico e armonia. Al posto della propaganda semplicistica per una causa, era una vera espressione artistica. Al posto di un coro da jingle che poteva essere stampato su una T-shirt o su un cartellone pubblicitario, offriva un grido universale, senza parole.
Jackson ricordava il momento esatto in cui la melodia è arrivata ...
Era la sua seconda notte a Vienna. Fuori dal suo albergo, al di là di Ring Strasse Boulevard e del tentacolare Stadtpark, poteva vedere i musei, le cattedrali e i teatri dell'opera maestosamente illuminati. Era un mondo di cultura e di privilegio lontano dalla sua casa d'infanzia a Gary, Indiana. Jackson si trovava in spaziose suite comunicanti con grandi finestre e una vista mozzafiato. Eppure, nonostante tutta l'opulenza circostante, mentalmente ed emozionalmente era da qualche altra parte.
Non era la semplice solitudine (anche se sicuramente la sentiva). Era qualcosa di più profondo - una disperazione schiacciante per la condizione del mondo.
Forse il tratto più comune associato alla celebrità è il narcisismo. Nel 1988, Jackson certamente avrebbe avuto motivo di essere egocentrico. Era la persona più famosa del pianeta. Ovunque viaggiava creava isteria di massa. Il giorno dopo il suo concerto sold-out allo Stadio Prater di Vienna, un articolo della AP (Associated Press) recitava "130 fans svengono a un conerto di Jackson". Se i Beatles erano più popolari di Gesù, come John Lennon ha affermato una volta, Jackson aveva battuto l'intera Santa Trinità.
Michael Jackson si esibisce aVienna, Austria il 2 giugno 1988, il giorno dopo aver concepito "Earth Song."
Photo Credit: Zoran Veselinovic
Mentre Jackson godeva dell'attenzione, in un certo modo, sentiva anche una profonda responsabilità di usare la sua celebrità per qualcosa di più che semplice fama e fortuna (nel 2000, Il libro del Guinness dei Primati l'ha citato come la popstar più filantropica nella storia). "Avendo visto le cose che ho visto io e avendo viaggiato in tutto il mondo, non sarebbe onesto verso se stessi e il mondo [distogliere lo sguardo]", ha spiegato Jackson.
In quasi ogni tappa del suo Bad World Tour visitava orfanotrofi e ospedali. Pochi giorni prima, mentre era a Roma, si era fermato all'Ospedale Bambin Gesù, a distribuire regali, scattare foto e firmare autografi. Prima di partire, ha offerto una donazione di oltre 100.000 dollari.
Esibendosi o aiutando i bambini, si sentiva forte e felice, ma tornato nella sua camera d'albergo, una combinazione di ansia, tristezza e disperazione a volte lo afferrava.
Jackson è sempre stato sensibile alla sofferenza e all'ingiustizia. Ma negli ultimi anni, il suo senso di responsabilità morale era cresciuto. Lo stereotipo della sua ingenuità ignorava la sua naturale curiosità e la sua mente che assorbiva tutto. Anche se non era uno che si occupava di politica (Jackson senza dubbio preferiva il regno dell'arte alla politica), non era ignaro del mondo che lo circondava. Leggeva molto, guardava film, parlava con esperti, e studiava i vari argomenti con passione. Era profondamente coinvolto nel tentativo di capire e cambiare il mondo.
Nel 1988 aveva certamente motivo di preoccupazione. Le notizie erano come i capitoli delle antiche scritture: ci furono ondate di calore e siccità, incendi e terremoti, genocidi e carestie. L'escalation della violenza in Terra Santa, le devastazioni nelle foreste in Amazzonia e la spazzatura, l'olio e i liquami che travolgevano le coste. Al posto della "Persona dell'anno" nel 1988 il "Time" dedicò la storia di copertina alla "terra in pericolo di estinzione". E' improvvisamente era venuto in mente a tanti che stavamo letteralmente distruggendo la nostra casa.
La maggior parte delle persone legge o guarda le notizie con indifferenza, passivamente. Diventano insensibili alle immagini orribili e alle storie proiettate sullo schermo. Eppure queste storie spesso commuovevano Jackson fino alle lacrime. Lui le interiorizzava e sentiva proprio un dolore fisico. Quando la gente gli diceva di godersi semplicemente la sua fortuna si arrabbiava. Egli credeva completamente nella filosofia di John Donne che "nessun uomo è un'isola". Per Jackson, l'idea si estendeva a tutta la vita. L'intero pianeta era connesso e intrinsecamente prezioso.
"[La persona tipo]", spiegava, "vede problemi 'là fuori' da risolvere... Ma io non la penso in questo modo - questi problemi non sono davvero 'là fuori'. Io li sento dentro di me. Un bambino che piange in Etiopia, un gabbiano che lotta pateticamente in una pozza di petrolio... un soldato adolescente che trema di terrore quando sente gli aerei sorvolarlo:. non stanno accadendo dentro di me se li vedo e ne sento parlare?".
Una volta, durante una prova di danza, dovette fermarsi perché l'immagine di un delfino intrappolato in una rete l'aveva sconvolto emotivamente. "Dal modo in cui il suo corpo era aggrovigliato nelle maglie", spiegò, "si poteva leggere tanta agonia. I suoi occhi erano vuoti, ma c'era ancora quel sorriso che i delfini non perdono mai... Perciò ero lì, a metà delle prove, e ho pensato: 'Stanno uccidendo una danza'".
Quando Jackson si esibiva, poteva sentire queste emozioni turbolente affluire attraverso lui. Con la sua danza e il suo canto ha cercato di trasfondere la sofferenza, darle espressione, significato e forza. Era liberatorio. Per un breve istante poteva portare il suo pubblico in un mondo alternativo di armonia e di estasi. Ma inevitabilmente, veniva gettato di nuovo nel "mondo reale" di paura e di alienazione.
C'era tanto di questo dolore e disperazione in Jackson, in piedi nella sua stanza d'albergo, a rimuginare.
Poi, all'improvviso, gli "cadde dal cielo": il Canto della Terra. Una canzone dal suo (della terra, ndt) punto di vista, dalla sua voce. Un lamento e una supplica.
Il coro gli arrivò per primo - un grido senza parole. Afferrò il suo registratore e premette il tasto di registrazione. "Aaaaaaaaah Oooooooooh".
Gli accordi erano semplici, ma potenti: da un La-bemolle minore alla triade di Do-diesis; dal La-bemolle minore settima alla triade di Do-diesis, poi modulazione verso Si-bemolle minore alla triade Mi-bemolle. Eccola!, pensò Jackson. Poi mise a punto l'introduzione e alcuni dei versi. Immaginò la sua portata nella sua testa. Questa, stabilì, sarà la più grande canzone che avesse mai composto...
Copyright © 2011 Joseph Vogel
In questo link potrete leggere un altro articolo di Joseph Vogel dal titolo "Sono la bestia che visualizzate? - L'abuso culturale di Michael Jackson" http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=244:sono-la-bestia-che-visualizzate-labuso-culturale-di-michael-jackson&catid=35:articoli-verita-sulla-vita&Itemid=60


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