LA VERITA' SULLA NOTTE PRIMA DELL'OMICIDIO DI MICHAEL: COMUNICATO DELLA FOLLOWER SAMANTHA DE GOSSON

Samantha de Gosson è stata una follower di Michael per 7 anni: dal loro primo incontro a Las Vegas nel 2003 fino alla notte prima che Michael morisse, fuori allo Staples Center di Los Angeles dove si svolgevano le prove per i concerti del suo ritorno sul palco.

La testimonianza di Samantha racconta fatti che i media del mondo non hanno mai diffuso perché non è la VERITA’ su quello che è accaduto a Michael ad interessarli, come dimostra il tono sommesso col quale la classificazione ufficiale della sua morte, OMICIDIO, viene riferita sin dal primo momento.

Nessun organo di stampa raccolse il comunicato che Samantha e altri follower scrissero subito dopo aver appreso che ormai non avrebbero potuto più fare nulla per tentare di salvargli la vita. A loro che avevano visto e sentito cose direttamente da Michael è stato scelto di non dare alcun ascolto perché il silenzio su ciò che è successo davvero muove un tale giro d’affari che sono tutti sedotti dal lauto banchetto, presso cui importa poco se a sfamare è l’uccisione di un uomo. E quando poi quest’uomo porta il nome di Michael Jackson, il riguardo è ancora meno.

 

Comunicato su Michael Jackson scritto dalle persone che erano con lui la notte prima che morisse: http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150137469043798

Michael aveva un rapporto speciale con i suoi fan che il mondo non ha mai avuto modo di vedere. Egli ci ha lasciati entrare nel suo mondo. Alcuni di noi erano suoi amici. Alcuni di noi lo vedevano quasi quotidianamente. Noi sapevamo che c'era qualcosa che proprio non andava. Nel corso degli ultimi mesi, abbiamo notato un deterioramento della sua salute e della sua consapevolezza mentale, che però divenne estremo nelle ultime settimane.

Michael parlò a 9 di noi privatamente al Center Staging Studio di Burbank, il 29 maggio 2009. Ci disse che non aveva concordato di fare 50 concerti a Londra. Ci raccontò che era andato a dormire sapendo che avrebbe fatto dieci concerti e si era svegliato sentendo che ne avrebbe fatti 50. Ci disse che era scontento di come avevano programmato i concerti e che non era stato informato del fatto che la location prevedesse tutti posti a sedere – cosa che lui era determinato a cambiare. Ci disse che non stava mangiando. Ci disse che lui era soltanto un uomo.

Quando qualcosa di ciò che Michael ci disse trapelò sulla stampa uno o due giorni dopo, la AEG (la società che organizzava i concerti, ndr) negò tutto. Noi sapevamo che era vero. A seguito della smentita della AEG, ci fu un deciso sforzo da parte del personale di sicurezza della Nation of Islam attorno a Michael di tenerci lontani. Fecero ogni sforzo per limitare il nostro accesso a Michael, al punto in cui era quasi impossibile per noi scambiare più di qualche parola con lui. Improvvisamente ci furono fino a 12-13 guardie attorno a lui invece di due o tre.

Accamparono scuse per l’ “allontanamento”, o dicendoci che loro dovevano mantenere Michael concentrato o che era troppo stanco per parlare con noi. Ma anche così, vedemmo abbastanza per diventare estremamente preoccupati e ci radunammo con i fan di tutto il mondo per cercare di intervenire, di fare qualcosa per salvarlo. Noi già temevamo il peggio, già temevamo che sarebbe morto.

La notte prima che Michael morì, gli consegnammo in mano una pila di lettere da parte di alcuni fan di ogni parte del mondo, che lo supplicavano tutte di mettere prima la sua salute e di non sentirsi sotto pressione per fare più concerti di quanti lui volesse farne – ma nemmeno per farne uno. Mentre lui prendeva visione delle lettere, noi chiedemmo di fare un comunicato importante, a nome di tutti i fan, cosa con la quale lui fu d’accordo. Il comunicato era per dirgli che avevamo paura ci fosse un problema e che ci eravamo sentiti obbligati a parlare. Ma prima di potergli consegnare il comunicato, il personale di sicurezza lo portò via di fretta, dicendoci che avremmo potuto inoltrargli il messaggio sul cellulare, sapendo che non appena entrati allo Staples Center, loro non avrebbero avuto alcuna ricezione (dal momento che è principalmente sotterraneo). 

Ricevemmo cinque telefonate quella notte, nessuna delle quali con connessione riuscita a causa della scarsa ricezione. Il personale di sicurezza non fece alcun tentativo per farci parlare con Michael in persona o su un telefono fisso e non provarono a chiamarci sui nostri cellulari, una volta che lasciarono l'edificio. L’assistente personale di Michael più tardi trovò la scusa che allo Staples Center non c’era nessuna ricezione e Michael gli aveva chiesto di ricordargli di chiamare il mattino dopo. Non possiamo fare a meno di chiederci se, nel caso in cui la sicurezza non ci avesse allontanati, avremmo potuto salvare la sua vita.

Vogliamo che il mondo sappia che noi abbiamo inondato Michael del nostro amore ogni giorno e abbiamo provato di tutto per salvarlo.

Samantha, Jill, Talitha



Aggiornamento:

Il resto è Storia. C'era "connessione" sotto terra allo Staples Center per quelli di noi che erano lì durante il Memorial. Abbiamo testato ogni zona.

Più tardi abbiamo scoperto tante altre cose che non avevano senso in quel momento e tutte conducono verso la cospirazione e l’omicidio. Le lettere sono state trovate nella sua stanza. C'è molto di più che per ora non posso rivelare.

Comments

avatar fran66b
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Avete fatto ben a tradurre questo articolo. Anche se Inglese o Italiano no hanno importanza... il cuore finisce in pezzi.. .e l'anima si lacera dal dolore come se fossero passate solo ventiquattr'ore... e non quasi vetiquattro mesi...!
Fran
avatar tin3zenit
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questa è l'amara realtà, peggio di un incubo.Ma bisogna farla venire a galla perchè vengano riconosciuti i colpevoli....ognuno deve prendersi le sue responsabilità e pèagare per quel che ha fatto !!!
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